martedì 20 settembre 2016

Remedia amoris



Ricetta contro le delusioni da innamoramento facile


 


Difficile replicare all’inchiostro nero del post precedente. Una visione positiva degli amori estivi? 
Potrei parlarvi delle lunghe passeggiate sulla spiaggia, dei baci al sapore di salsedine, dei tramonti mozzafiato sul mare, delle stelle cadenti della notte di San Lorenzo. Ma mi fermerei qui. È l’aggettivo “estivo” a bloccare il fiume della mia scrittura. Estivo limita il periodo dell’amore. Mette già una fine. E le cose belle che hanno una fine trascinano con sé nostalgia e tristezza. Non si scappa.
Allora provo a offrirvi un’alternativa. 
La ricetta per prevenire (o limitare) i danni degli amori estivi. Tre semplici step:


1. Consapevolezza. È la chiave di volta. Tutti ne parlano, pochi la raggiungono. Meta ardita e ambita. 
Allora occorre tenere presente che gli amori estivi sono come gli hamburger dei fast food. Inevitabilmente attraenti, soprattutto quando si ha fame. 
Solo che, dopo averli fagocitati in tre bocconi, ci accorgiamo di non averne gustato a pieno il sapore e siamo assaliti dai sensi di colpa per la quantità indicibile di schifezze ingerite. Inoltre si sa, troppo zucchero e grassi danno un senso di sazietà solo apparente. 
Poco dopo la fame ritorna, più forte di prima.   
Ecco, i nostri amori estivi sono amori fast food: si consumano velocemente e ci lasciano affamati e ammaccati. Quindi, raggiunta questa consapevolezza, up to you: il gioco vale la candela? La risposta è soggettiva. Ma quel che conta di più è porsi la domanda. È un ottimo inizio.


2. Intelligenza. Intus – legere: capacità di leggere dentro. Leggere occhi, persone e situazioni. Essere romantici e sognatori non coincide con l’essere ciechi. Il secondo passo fondamentale è usare un minimo di razionalità: il tipo che mi sta promettendo amore eterno è al nono gin lemon o riesce ancora amettere insieme frasi di senso compiuto? Chiaro che non posso aspettarmi un amore da favola se le premesse sono da racconto horror. 


3. Gradualità. Che l’attesa aumenti il piacere, non è una novità. Ma dalla teoria alla pratica la distanza diventa quasi incolmabile.
Perché aspettare? Perché rinunciare a un piacere immediato? E se poi perdessi l’occasione?
Premetto che non sono contraria al piacere in sé ma sostengo la bellezza del saper gustare con calma. Sono una tifosa convinta del valore della lentezza soprattutto nella fretta stressante del vortice quotidiano. Saper aspettare, imparare ad assaporare ogni singolo gesto dandogli quel valore aggiunto che ne aumenta l’intensità. Il rischio altrimenti è che tutto diventi scontato, ripetitivo, un puro esercizio di stile ma vuoto. Quando ciò che esprime il corpo coincide perfettamente con quello che sentiamo dentro ecco che un bacio, una carezza, un abbraccio possono diventare il dono più grande che siamo in grado di offrire. Chi lo merita? Certamente non chi non è in grado di aspettarci.

giovedì 15 settembre 2016

Un, due, tre... FLIRT!



Rega’, ora che l’estate sta finendo e un anno se ne va, mentre i ciofani si addormentano sui banchi di scuola e io sto diventando grande per non dire vecchia, mi sembra giusto parlare di un tema di un certo spessore, culturale e non solo, affrontato nei secoli dai più eminenti scienziati di supercazzole come se fosse antani: gli amori estivi.
Per comodità e soprattutto perché non c’ho sbatti di dilungarmi troppo, li ho suddivisi in tre categorie, che ora vado a illustrarvi, punto per punto, perché stando con un ingegnere si impara che l’ordine, la concisione e la precisione sono davvero importanti, fondamentali oserei dire, e che divagare non porta mai a niente. Cosa stavamo dicendo? Ah, già. La lista. Scansate Eco, che mo ghe pensi mi.

1. Alzheimer: è indubbiamente la categoria di flirt più diffusa durante i torridi mesi estivi e quella meno dannosa: è il tizio che una sera, per puro caso, vi siete portate a casa e il giorno dopo manco vi ricordate come si chiami, tanto meno che faccia abbia, perché eravate troppo approssimative per realizzare cosa stava succedendo.
Si sa che per scampare alla calura e soprattutto perché la noia è la migliore amica dell’estate, si sbevazza assai e allora si inizia flirtando anche con un comodino, che tanto un pene vale l’altro, e si finisce a fare del sesso scadente con Filippo che però forse era Edoardo, moro con gli occhi verdi, ah no, che forse era biondiccio con gli occhi da triglia. Il flirt alzheimerotico è breve ma inteso, perché dovete concentrare tutte le vostre scarsissime energie residue per evitare di rigugitargli in faccia durante l’amplesso, invocando San Buca e San Giovese. 
Vista la sua natura transitoria, l’amore Alzheimer si guadagna a pieni voti il bollino verde: non danneggia il cuore e rallegra la vagina. Andate e accoppiatevi malamente, con buona pace del vostro fegato.

2. Cozza: come avrete intuito, è il tizio che s’accolla. Vi si appiccica come una cozza allo scoglio, e mollale le telline, se vogliono stare aggrappate ci stanno, col cazzo che riuscite a staccarle. A differenza dell’Alzheimer, questo l’avete conosciuto che eravate capaci di intendere e di volere: due chiacchiere davanti a una birra, lui è gentile e sorride un sacco. È dolce. Sottolineo: DOLCE. E quindi, ultimo romantico stracciapalle, crede di aver trovato in voi la sua anima gemella, e mo so’ cazzi vostri. E anche amari. Non importa quanto sgarbate e/o isteriche possiate essere, nessuna scenata da melodramma potrà staccarvelo di dosso. Speravate voi di godervi il flirtarello e poi amici come prima, si torna a sbocciare con le amiche, eh. E invece NO. Non c’è via di fuga, se non anticipare il rientro dalla vacanze, attente che ne va della vostra salute mentale.
Vista la sua natura ossessiva, la Cozza guadagna il bollino arancione: utile perché vi fa respirare sotto la cintura, innocuo per il cuore, deleterio per il cervello. Pay attention, e liberatevene al primo “Non ho mai conosciuto nessuna come te”, probabilmente pronunciato dopo il “Piacere, Elisa”.

3. Casablanca: last but not least, l’amore Casablanca. Il più dannoso, ma grazie a Dio anche il più raro. Non si riesce a viverlo avendo una vita intera a disposizione, figuriamoci durante due settimane di ferie. Eppure, complice l’aria frizzantina di Arma di Taggia e un’intossicazione da frutti di mare, può succedere. Può succedere che vi innamoriate perdutamente del vostro flirt, Alzheimer o Cozza che sia, che così diventa il vostro Rick, e voi siete la sua Ilsa, e niente importa più: il mutuo appena sottoscritto perché state andando a convivere, la data delle nozze già stabilita in ottobre, quella fede che adesso vi pesa quanto un macigno, che scansate Atlantide la terra la sostenete voi con l’anulare (sinistro, per giunta, e non siete mancine). Fantasticate su una storia d’amore da romanzo che dal rosa passa al nero, quando immaginate l’inevitabile e sospirato addio. Perché lui non vi porterà con sé a casa da mammà, vitto e alloggio e grate alle finestre, no, lui vi sussurrerà le parole che tutte sognate da tutta la vita: “Sappiamo entrambi che appartieni a X [inserire un nome maschile a piacere, ndr...] Se egli parte e tu rimani, un giorno proveresti rimorso. Non oggi, forse, e nemmeno domani. Ma presto o tardi, e per sempre [...] I problemi di tre piccole persone come noi non contano in questa immensa tragedia. Un giorno capirai. Buona fortuna, bambina”.
E invece la relatà, che supera di gran lunga la fantasia, vi saluta con un “abbella, se beccamo”, quando dice bene. E tutti i vostri sogni finiscono in frantumi e la fede meglio tenersela stretta.
Vista la sua natura distruttiva, l’amore Casablanca ottiene un meritatissimo bolino rosso: dannoso per il cuore, manco vi rinfresca le gonadi perché, come tutti i grandi amori, è bene che resti platonico. Ve la siete cercata. Salutatemi Rick.