Ricetta contro le delusioni da innamoramento facile
Difficile replicare all’inchiostro nero del post precedente. Una visione positiva degli amori estivi?
Potrei parlarvi delle lunghe passeggiate sulla spiaggia, dei baci al sapore di salsedine, dei tramonti mozzafiato sul mare, delle stelle cadenti della notte di San Lorenzo. Ma mi fermerei qui. È l’aggettivo “estivo” a bloccare il fiume della mia scrittura. Estivo limita il periodo dell’amore. Mette già una fine. E le cose belle che hanno una fine trascinano con sé nostalgia e tristezza. Non si scappa.
Allora provo a offrirvi un’alternativa.
La ricetta per prevenire (o limitare) i danni degli amori estivi. Tre semplici step:
1. Consapevolezza. È la chiave di volta. Tutti ne parlano, pochi la raggiungono. Meta ardita e ambita.
Allora occorre tenere presente che gli amori estivi sono come gli hamburger dei fast food. Inevitabilmente attraenti, soprattutto quando si ha fame.
Solo che, dopo averli fagocitati in tre bocconi, ci accorgiamo di non averne gustato a pieno il sapore e siamo assaliti dai sensi di colpa per la quantità indicibile di schifezze ingerite. Inoltre si sa, troppo zucchero e grassi danno un senso di sazietà solo apparente.
Poco dopo la fame ritorna, più forte di prima.
Ecco, i nostri amori estivi sono amori fast food: si consumano velocemente e ci lasciano affamati e ammaccati. Quindi, raggiunta questa consapevolezza, up to you: il gioco vale la candela? La risposta è soggettiva. Ma quel che conta di più è porsi la domanda. È un ottimo inizio.
2. Intelligenza. Intus – legere: capacità di leggere dentro. Leggere occhi, persone e situazioni. Essere romantici e sognatori non coincide con l’essere ciechi. Il secondo passo fondamentale è usare un minimo di razionalità: il tipo che mi sta promettendo amore eterno è al nono gin lemon o riesce ancora amettere insieme frasi di senso compiuto? Chiaro che non posso aspettarmi un amore da favola se le premesse sono da racconto horror.
3. Gradualità. Che l’attesa aumenti il piacere, non è una novità. Ma dalla teoria alla pratica la distanza diventa quasi incolmabile.
Perché aspettare? Perché rinunciare a un piacere immediato? E se poi perdessi l’occasione?
Premetto
che non sono contraria al piacere in sé ma sostengo la bellezza del saper
gustare con calma. Sono una tifosa convinta del valore della lentezza
soprattutto nella fretta stressante del vortice quotidiano. Saper
aspettare, imparare ad assaporare ogni singolo gesto dandogli quel valore
aggiunto che ne aumenta l’intensità. Il rischio altrimenti è che tutto diventi
scontato, ripetitivo, un puro esercizio di stile ma vuoto. Quando ciò che
esprime il corpo coincide perfettamente con quello che sentiamo dentro ecco che
un bacio, una carezza, un abbraccio possono diventare il dono più
grande che siamo in grado di offrire. Chi lo merita? Certamente non
chi non è in grado di aspettarci.