venerdì 25 novembre 2016

E tu... che amica sei?

Top Ten delle amiche #1







L’alternativa: ha cambiato colore di capelli più volte di quelle in cui tu ti sei arrovellata domandandoti incerta se farti coraggio e tagliare quelle maledette doppie punte. Ti ha trascinato felice per tutte le feste del liceo, organizzate negli scantinati più bui del quartiere o nei capannoni più infimi dei parchi. Ti ha guidata trionfante ad ascoltare la neonata band punk in cui suonava l’idolo del momento, di solito un tipo scialbo e magrolino rigorosamente di nero vestito con occhi infossati e sorriso vacuo. Ti ha fatto imparare a cantare a squarciagola le canzoni dei Green Day mentre a casa tua andava ancora a ripetizione l’Lp di Claudio Baglioni dei tuoi genitori. L’amica alternativa è l’altra faccia della luna, è l’ondata di colore, il pizzico di follia, è la fragilità mascherata da look aggressivo. Sai che puoi contarci e non ti scoraggi nemmeno difronte alle sue ultime stravaganze del momento, tipo la caccia frenetica ai Pokemon rari.


L'organizzata: all’alba e al tramonto, al mare o in montagna, sotto sforzo o in un centro benessere, i suoi capelli rimangono perfettamente ondulati, le unghie laccate senza accenni di sbeccature, la mise impeccabile. È l’amica che ad agosto ti ha già snocciolato un piano dettagliato sul Capodanno e vorrebbe farti firmare col sangue la prenotazione dello chalet per non lasciarti possibilità di fuga. Scrive per prima gli inviti a tutta la compagnia per gli ultimi eventi imperdibili sollecitando con veemenza le risposte. Ti sprona a prendere decisioni ineluttabili e ti conduce fiduciosa nelle vie della mondanità cittadina. È la persona adatta a tirarti fuori dal caldo guscio della pigrizia e del perpetuo rimandare, che tanto del doman non v'è certezza. Ha una soluzione per ogni problema e un piano B per ogni evenienza. Tieni a mente che ogni tanto anche lei necessiterà di un abbraccio che la liberi anche solo per pochi minuti del peso ansioso del dover essere. Come tutti, del resto.



La caotica: nella sua testa galleggiano bolle di sapone e coriandoli come se piovesse. Lamica caotica è il contrario dellorganizzata. Incapace di comprare unagenda per segnarsi gli appuntamenti, è innocentemente propensa a dimenticarsi delluscita programmata con te tre volte su due. Sai che non ti conviene chiederle un fazzoletto mentre siete in giro perché potrebbe perdersi nei meandri della sua borsa e riemergerne affranta senza averlo trovato. Lamica caotica è un vulcano di idee prive di concretezza. Di certo sa come mettervi di buonumore e aumentare la vostra autostima. Se sopravvive lei cè speranza per tutte.


La saggia: è l’amica che tutte noi abbiamo e che (talvolta) non vorremmo avere, perché lei SA. Sa tutto di tutto e di tutti, e dispensa consigli così, come se non ci fosse un domani: dalla nouance di rossetto perfetta per voi al tipo che dovreste frequentare fino alle proprietà benefiche del bisabololo.
È una stracciacazzo  che, dall’alto del suo piedistallo, dispensa perle di saggezza a noi povere sfigate, ma il più delle volte aiuta gli altri senza saper aiutare se stessa, ma tant’è, la madre delle saputelle è (purtroppo) sempre incinta. Talvolta però c’ha ragione, quindi ogni tanto ascoltatela, chissà mai che per una volta nella vita prendiate la decisione giusta, frequentando un tipo con più cervello che pene (in tutti i sensi, eh) e la smettiate di farvi pare sull’olio di palma.



L’insicura: diametralmente opposta alla saggia, non dispensa consigli ma ha bisogno di ricerverli. Decidere cosa fare il sabato sera la manda in crisi da TSO, sentirsi con un ragazzo per lei è un’impresa che ciaone Ercole, prima di un appuntamento cambierà mise almeno una dozzina di volte e voi lì, a fissarla e a chiedervi che cazzo cambia se metti la blusa beige o la maglietta nera, al primo appuntamento l’unica cosa importante è avere la biancheria abbinata. Il suo mantra è non so, ripetuto in ogni occasione: siete in pizzeria e “non so cosa ordinare”, in palestra e “non so come allenarmi”, allo stadio e “non so chi tifare”. Sebbene la voglia di sfancularla abbia spesso la meglio, non fatelo: vi sembrerà di aver abbandonato un gattino in autostrada durante una fredda giornata di pioggia e il senso di colpa vi mangerà vive.

venerdì 11 novembre 2016

Amicizia, questa sconosciuta




(Quasi) Nessun uomo è un’isola

Per questo post ho chiesto consiglio a un mio amico: ovviamente è stato inutile.
Grazie, eh, Davide, grazie davvero, tutti amici finché non ho bisogno di un favore e dimostrate l’utilità di un dito nell’occhio. 

Bando alle ciance, ce l’avete presente cosa diceva John Donne e dopo di lui Jon Bon Jovi? “Nessun uomo è un’isola”. Ecco io invece sono come Will di About a boy, io sono quella cazzo di Ibiza (toh, visto che buona, vi rinfresco pure la memoria: https://www.youtube.com/watch?v=KddCMQBh51E). Anzi, sono un isolotto sfigato e sconosciuto, visto che ultimamente la mia vita sociale è paragonabile a quella di un monaco tibetano sordomuto.
Non è che sono così cinica da non credere a legami forti, sinceri, disinteressati, sia mai eh... solo che la vita, grandissima sadica, mi ha dimostrato che sono molto (ma molto) più rari di quello che si crede, e gli amici che credevi i migliori si rivelano degli stronzi, e tu ti senti più stronza di loro ad avergli dato fiducia e affetto (ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente voluto). Quindi sono diventata un bozzolo di insicurezza e sarcasmo, che così magari la prossima volta ci penso su un po’ di più prima di considerare qualcuno un amico vero. 
Ed ecco quindi il mio personalissimo parere, che ve ne freghi o no, io dispenso opinioni inutili in formato famiglia, sconto 3x2.

Esistono, gli amici veri, ma sono come i porcini nel Sahara.


Rifletti a lungo se devi accettare qualcuno fra i tuoi amici ma, presa la decisione, accoglilo di tutto cuore

Così scriveva il filosofo Seneca all’amico Lucilio, invitandolo a riconoscere il vero valore dell’amicizia. Scelta e accoglienza. Un’accoglienza cor-diale, fatta quindi solo col cuore, non con la mente.
Sembra facile parlare in modo roseo e romantico dell’amicizia ma mentre mi apprestavo a scrivere mi sono accorta che non lo è affatto. Ho sollevato le mani dalla tastiera e mi sono persa.
Si rischia di cadere nella retorica stereotipata del “chi trova un amico trova un tesoro”, “amici amici poi mi rubi la bici”, ecc.
C’è il rischio di credere di sapere tutto o almeno quanto basta ma più ci si pensa più si capisce che forse non si è compreso nulla. Come leggendo la frase che ho appena scritto.
Ora mi spiego meglio. Ci sono tante amicizie di testa e poche di cuore.
L’amicizia può essere il miglior sentimento che si possa provare nella vita ma bisogna essere pronti. E non sempre lo siamo. Forse quasi mai. 
Per essere preparati all’amicizia bisogna voler bene a sé stessi, volersi così tanto bene da non aver bisogno di continue conferme da parte degli altri, da non avere bisogno di semplice compagnia per riempire il silenzio.  Bisogna avere il cuore pronto. Altrimenti le persone diventano semplici erogatori, di attenzioni, di consigli, di bevute. E la testa rimane sempre concentrata a cogliere l’errore, a lamentarsi che “avrebbe potuto fare” “avrebbe dovuto dire”. Queste sono le amicizie di testa.

A friend is not a means 
you utilize to get somewhere
somehow you didn’t notice, 
friendship is an end.

Così cantava il duo indie pop norvegese, i Kings of Convenience. L’amicizia non è un mezzo ma un fine. Un traguardo, una meta.
L’amicizia di cuore, quella pura, ideale nasce quando conosciamo una persona e ci accorgiamo del suo valore. Cominciamo a volerle bene. La scegliamo tra tante perché la reputiamo degna di fiducia e stima.  E quindi infine la accogliamo, con pregi e difetti. Cresciamo insieme a lei, aiutandoci a vicenda a tirare fuori il meglio. Ci consoliamo nelle sofferenze e ci sproniamo ad andare avanti. Ci sentiamo noi stessi senza bisogno di dimostrare qualcosa in più. Non è un’emozione, è una virtù. Le emozioni si muovono e muovono (come dice la parola stessa). Le emozioni mutano. L’amicizia invece è una disposizione stabile dell’animo, che rimane immutata anche quando si è lontani. Dobbiamo solo essere disposti a viverla.