No. Purtroppo l’idea geniale del titolo non è mia ma di uno dei miei dei della musica, idolo indiscusso e capello spaziale, Caparezza, già sul pezzo nell’ormai lontano 2006 quando si chiedeva: “Ma perché vi coniugate, a che serve? Mica siete dei verbi”.
Esatto, perché? No, davvero, spiegatemelo voi perché io, da sola, proprio non ci arrivo. Perché, arrivati ai trent’anni, sentite lo spasmodico bisogno di convolare a nozze, più o meno giuste, mentre io sento lo spasmodico bisogno di ingollarmi serie su Netflix come se non ci fosse un domani? Perché i miei amici si sposano e figliano, mentre la mia conquista più grande è non lasciare l’acqua del thè sul fuoco finché non è evaporata tutta?
Esatto, perché? No, davvero, spiegatemelo voi perché io, da sola, proprio non ci arrivo. Perché, arrivati ai trent’anni, sentite lo spasmodico bisogno di convolare a nozze, più o meno giuste, mentre io sento lo spasmodico bisogno di ingollarmi serie su Netflix come se non ci fosse un domani? Perché i miei amici si sposano e figliano, mentre la mia conquista più grande è non lasciare l’acqua del thè sul fuoco finché non è evaporata tutta?
Ecco, ora, io lo so che anche in me c’è qualcosa di sbagliato, che sono immatura, scettica e anarchica e l’idea di firmare un contratto che mi lega a un’altra persona per tutta la vita mi toglie il fiato, che scansati record del mondo di apnea.
Io lo so che morirò cincischiando, perché in fondo sono pigra e cinica e non sono proprio due virtù che ti spingono a cogliere l’attimo, svegliandoti all’aurora come canta il caro Guccini.
IO SO.
E, pay attention, non giudico e non critico quelli che si sposano, eh. Contenti voi, contenti tutti. Vorrei capire perché lo fate. Dimentichiamoci il mio agnosticismo, virato all’ateismo, che a me cazzomene di essere sposata davanti agli occhi di Dio; tralasciamo il fatto che si sposano Fedez e la Ferragni, e già questo dovrebbe essere un ottimo deterrente all’idea di indossare l’abito bianco; togliamoci di torno anche il mio mantra “l’amore è eterno finché dura”, grazie al quale sono sopravvissuta finora, districandomi tra cocenti delusioni che al confronto il rigore di Baggio è una ventata di aria fresca. E cambiamo domanda: perché dovete ridurre l’amore a un misero contratto? Nel mio mondo, tetro e sconsolato con un tocco di melò e romanticismo becero, l’amore è un dono quotidiano, da dare e ricevere, senza costrizioni. L’amore è scelta di ogni giorno e come tale deve restare. Perché, parliamoci chiaro: finito l’entusiasmo del corteggiamento e del limone duro, dell’innamoramento e del sesso spaziale, si sceglie di amare qualcuno liberamente, senza che sia un contratto a imporcelo.
Ho detto la mia. Tolgo il pentolino del thè, che altrimenti mi evapora l’acqua.
Ho detto la mia. Tolgo il pentolino del thè, che altrimenti mi evapora l’acqua.