Prima o poi ce lo chiediamo tutte: perché sposarsi?
Certo l'abito bianco da principessa potrebbe essere un valido argomento di dibattito. Per non parlare del profumo dei fiori d'arancio e della solennità della marcia di Mendelssohn.
Ma... sarà sufficiente?
Anche se non tutte lo ammettono ad alta voce, l'amore da favola rimane un sogno. Nel cassetto. Chiuso. Così serrato che ci siamo dimenticate dove abbiamo lasciato le chiavi per aprirlo, questo cassetto.
Perché?
- le cose belle fanno paura;
- le cose belle richiedono sacrificio e fatica;
- le cose più belle implicano il coinvolgimento di altre persone che non possiamo controllare ma solo amare.
- le cose belle, quando vengono a mancare, lasciano una ferita.
Aggiungiamo alla lista una buona dose di pessimismo alimentata dai fallimenti che ci circondano. Sembrano dirci che nulla duri.
Se prima il matrimonio era un vincolo da dover stringere per avere un riconoscimento sociale e per poter lasciare la casa dei genitori, oggi è solo una scelta.
Una scelta molto costosa, tra le altre cose.
E così si opta per la convivenza. Meno rischi, meno impegno, meno fatica.
C'è solo un piccolo intoppo, più o meno implicito.
La convivenza ci autorizza a mettere in conto il fallimento. La vocina sommessa dentro di noi ci dice piano: "Viviamo insieme e ci amiamo sì, finché dura".
Se poi non va almeno ci abbiamo tentato, è che proprio non ha funzionato. Caratteri troppo diversi.
Mi sembra come andare a giocare una finale sapendo di perdere, come prepararsi ad un colloquio convinti che prenderanno il solito raccomandato. Manca la motivazione. La sfida. Il rischio.
È la logica a cui ci hanno abituato negli ultimi 30 anni. Consuma veloce ciò che ti piace senza aspettare, cambia veloce ciò che non ti piace più, non appena affiorano nuovi desideri. E di desideri siamo letteralmente bombardate ogni giorno. Sotto assedio.
Le cose nuove sono facili da ottenere.Le cose vecchie difficili da riparare, non valgono più la pena.
Non sto dicendo che tutte le convivenze falliscano. Conosco coppie che non si sono mai sposate perché non condividono il valore del matrimonio e sono l'esempio vivente dell'amore.
Per spiegarmi meglio devo giocare a carte scoperte. Io vi parlo da credente.
E quindi rispondo alla domanda principale: perché sposarsi?
L'amore ai miei occhi è l'incontro di un Tu con un altro Tu che spazza via quell'inquietudine che abbiamo e che cerchiamo di riempire da sempre. Ma due Tu soli non bastano.
La nascita di una famiglia in fondo è un po' come una mini-Creazione (qui rasento l'eresia, me ne rendo conto). Grandiosa e difficile. I progetti grandiosi richiedono sforzi altrettanto grandiosi.
E per questo essere in due non basta. Il Sì sull'altare è un invito a Dio ad entrare a far parte di questa unione. Un'unione che è qualcosa di diverso e di più grande di due singoli Tu. Un'unione che mette in atto quell'Amore presente solo in potenza. È questo il caso in cui si sfidano le logiche matematiche, in cui 1+1 non fa 2.
Fa di più. Molto di più.
Il pianeta Terra mi chiama e quindi termino qui il mio volo icarico (che non sono sicura esista come aggettivo ma ha reso l'idea). Se volete una visione meno smielata vi consiglio la lettura della controparte:Felici Ma trimoni
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