La Bellezza del Natale
"D'alto affetto / Maestra è la Beltà" (G. Leopardi)
Sono una convinta sostenitrice della magia del Natale, di addobbi, luci colorate, alberi festanti, decorazioni e oggettini d’arredo. Un'esplosione di bianco, rosso, oro e argento.
Mi perdo a guardare le vie del centro, invase da un brulichio di persone che passeggiano con cappotti pesanti e braccia appesantite da sacchetti pieni di regali appena acquistati.
Mi piace osservare le guance arrossate dal freddo e incorniciate di tanto in tanto da nuvole di fumo caldo che esce dalla bocca.
Mi incanto all'ingresso dei negozi luccicanti, dei bar accoglienti che offrono una tregua al gelo pungente.
E poi amo la fretta di quelli che si sono ridotti all’ultimo a fare i regali. L’emozione dei bambini che attendono trepidanti il grande giorno. L’elettricità palpabile.
Non proverò a negare che ci sia una buona dose di accanimento markettaro. Non proverò a negare che il Natale sia diventato una festività commerciale ben sfruttata. Non proverò nemmeno a negare che per molti sia solo un’occasione per spendere e spandere con un’ottima autogiustificazione. Sarebbe una battaglia persa.
Tenterò quindi di spiegarlo con un passo di Vittorini, in Le città del mondo, che mi ha conquistato a prima lettura:
"E la gente è contenta nelle città che sono belle (...) E si capisce che sia contenta. Ha belle strade e belle piazze in cui passeggiare, ha belle case per tornarvi la sera, e ha tutto il resto che ha, ed è bella gente. Tu lo dici ogni volta che entriamo a Nicosia. Ma che bella gente! È lo stesso ogni volta che entriamo a Enna. Ma che bella gente! Lo stesso ogni volta che entriamo a Ragusa. Ma che bella gente! E se incontriamo un uomo vecchio tu dici ma che bel vecchio. Se incontriamo una donna giovane tu ti volti e dici ma che bella giovane. Vorresti negarlo? Tu dici che dev'essere per l'aria buona, ma piú la città è bella e piú la gente è bella come se l'aria vi fosse più buona...”
Ecco l'illuminazione che mi ha folgorato. La bellezza genera bellezza. Più un luogo è bello, ben curato, accogliente, più chi lo abita desidera essere migliore.
Questo vale per ogni posto fisicamente o metaforicamente vivibile. Come noi stessi. Come il linguaggio e le parole che usiamo, da scegliere con attenzione. L'accurato labor limae di catulliana memoria. Se scegliamo parole belle invitiamo chi ci ascolta a fare altrettanto, magari a modificare il consueto elenco di bestemmie e parolacce. Magari, dico. C’è una buona dose di speranza.
Come quando visitate la pinacoteca di Brera o di fronte ad un paesaggio mozzafiato. Per un attimo avvertite un sussulto. Vi fermate. Ecco, per una frazione di secondo, anche brevissima, vi sembra di desiderare quell'armonia di forme e colori. Di poterci arrivare. No?
Certo, la mia non è una grande rivelazione e perdonate l'ovvietà . Ma a volte me ne dimentico. Secondo me è questo il valore dell'atmosfera magica del Natale. Un periodo in cui prepararsi fuori e dentro alla Bellezza. Un periodo in cui ricordarsi della bellezza, in cui cercarla. Che se anche non dovesse salvare il mondo intero, come supponeva il principe Miškin, potrebbe cominciare a salvare noi.
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