venerdì 23 dicembre 2016

10 cose che amo del Natale



#anatalepuoi essere chi di solito non sei e – SBAM! – da stronza cinica trasformarti in un grumo di romanticismo e tenerezza che un cucciolo di gattino con gli occhioni blu c’ha solo da imparare. Ecco, io sono così. Natale è il mio periodo preferito dell’anno, e me lo godo tutto, fino in fondo, dispensando amore di qua e di là. Nemmeno il traffico causato dai minus habenetes che usano la macchina solo a Natale e Pasquetta riesce a togliermi la magia.
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E questa è la mia personale top ten delle cose che mi piace fare a Natale:

1. Mangiare il croccante: posto che a me gli altri dolci natalizi (pandoro, panettone e torrone) mi fanno schifo e che sono perennemente a dieta, Natale è il momento giusto per sfondarmi di croccante e non avere sensi di colpa che mi perseguiterebbero per il resto della vita. D’altronde è Natale, e – ricordiamolo ancora una volta che non si sa mai – #anatalepuoi.

2. Fare l’albero: quanto mi piace fare l’albero e – più in generale – addobbare la casa, voi non potete manco immaginarlo. Tutta la mia vena da arredatrice mancata trova sfogo negli addobbi natalizi, che dispongo con una cura e precisione che hanno un ché di maniacale, ma tant’è: si fottano Freud e compagnia bella, io nel mio autismo natalizio ci sguazzo proprio bene.

3. Impacchettare i regali: forse c’è qualcosa di perverso anche in questo, ma vogliamo parlare della soddisfazione di un pacchettino originale o di un fiocco ben riuscito? Del rumore delle forbici sulla carta? Una sensazione di orgoglio mista a potere quando magicamente quel nastrino si arriccia o le orecchie a ventaglio del pacchetto vi escono perfette e ben ripiegate.

4. Cantare a squarciagola le canzoni di Natale di Radio Deejaystonando e urlando il più possibile, in barba alle convenzioni del vivere civile e possibilmente rischiando l’arresto per disturbo della quiete pubblica. Per me non è Natale finché non esce la nuova canzoncina di Pasquale & Co. Se voi non le avete mai ascoltate, iniziate: è una terapia che non può essere sostituita nemmeno da vent'anni di analisi.

5. Indossare le orecchie da renna: con orgoglio e fierezza, sempre a testa alta, tintinnanti e rosso acceso, più trash che mai. Ci vado in giro dappertutto, anche nei ristoranti trés chic e continuo a chiedermi perché non sia ancora stata assunta dal Santo Claudio per accudire Rudolph.
Sappiate che l’importante, per non sembrare ridicoli, è crederci. Sempre.

6. Aspettare la neve: anche se il surriscaldamento globale trama contro di me, e a Milano non nevica più da anni, io ci credo ancora, perché "la neve tutto ovatta, l'ovatta tutto neve" e insomma la città assopita e tinta di bianco ha qualcosa di silenziosamente poetico che riesce a placare la mia quotidiana irrequietezza – e addirittura tollero il disagio che la neve cittadina provoca, causando crisi di amaxofobia generalizzate.

7. Vedere la città che luccica: proprio come la neve, anche le lucette da cui Milano viene invasa fanno la loro porca figura e contribuiscono non poco a creare la romantica atmosfera natalizia.
La città sembra uscita da una favola colorata ed è così luminosa da fare impallidire Parigi, che per una volta quegli snob dei francesi muti e a casa.

8. Scegliere i regali: più che scambiarseli o comprarli, mi piace proprio il gesto della scelta, riflettere su ogni persona cui faccio un regalo per decidere cosa sia più adatto per lei. Dedicarle tempo e pensiero.
E mi fermo qui, perché va bene tutto ma sono comunque il Nero e rischio di essere troppo sdolcinata. Non abituatevi troppo.

9. Confezionare pensierini fatti a mano: strettamente connesso col punto precedente, il fattoamano natalizio è un must e soprattutto è – a mio modesto parere – il modo migliore di comunicare amore ai propri cari. Palline-bricolage, dolcetti al forno, scatolette découpate sono i miei cavalli di battaglia natalizi: altro che Art Attack, Giovanni Muciaccia ti offro ripetizioni, anche gratis, che a Natale siamo tutti più buoni.

10. Passare il tempo con le persone che amo: non credo che questo punto abbia bisogno di ulteriori spiegazioni, ma un consiglio serio stavolta ve lo voglio dare. Il Natale è soprattutto stare vicino a chi si ama, è il momento giusto per dire "Ti voglio bene" a parenti, amici, fidanzati, animali da compagnia, piante grasse. Lo faccio io, la misantropa per eccellenza, possono farlo tutti.
Vi voglio bene, cari lettori.



giovedì 22 dicembre 2016

La Bellezza del Natale





"D'alto affetto / Maestra è la Beltà" (G. Leopardi)


Sono una convinta sostenitrice della magia del Natale, di addobbi, luci colorate, alberi festanti, decorazioni e oggettini d’arredo. Un'esplosione di bianco, rosso, oro e argento.

Mi perdo a guardare le vie del centro, invase da un brulichio di persone che passeggiano con cappotti pesanti e braccia appesantite da sacchetti pieni di regali appena acquistati. 

Mi piace osservare le guance arrossate dal freddo e incorniciate di tanto in tanto da nuvole di fumo caldo che esce dalla bocca. 

Mi incanto all'ingresso dei negozi luccicanti, dei bar accoglienti che offrono una tregua al gelo pungente. 

E poi amo la fretta di quelli che si sono ridotti all’ultimo a fare i regali. L’emozione dei bambini che attendono trepidanti il grande giorno. L’elettricità palpabile.

Non proverò a negare che ci sia una buona dose di accanimento markettaro. Non proverò a negare che il Natale sia diventato una festività commerciale ben sfruttata. Non proverò nemmeno a negare che per molti sia solo un’occasione per spendere e spandere con un’ottima autogiustificazione. Sarebbe una battaglia persa.

Tenterò quindi di spiegarlo con un passo di Vittorini, in Le città del mondo, che mi ha conquistato a prima lettura:


"E la gente è contenta nelle città che sono belle  (...) E si capisce che sia contenta. Ha belle strade e belle piazze in cui passeggiare, ha belle case per tornarvi la sera, e ha tutto il resto che ha, ed è bella gente. Tu lo dici ogni volta che entriamo a Nicosia. Ma che bella gente! È lo stesso ogni volta che entriamo a Enna. Ma che bella gente! Lo stesso ogni volta che entriamo a Ragusa. Ma che bella gente! E se incontriamo un uomo vecchio tu dici ma che bel vecchio. Se incontriamo una donna giovane tu ti volti e dici ma che bella giovane. Vorresti negarlo? Tu dici che dev'essere per l'aria buona, ma piú la città è bella e piú la gente è bella come se l'aria vi fosse più buona...”


Ecco l'illuminazione che mi ha folgorato. La bellezza genera bellezza. Più un luogo è bello, ben curato, accogliente, più chi lo abita desidera essere migliore. 

Questo vale per ogni posto fisicamente o metaforicamente vivibile. Come noi stessi. Come il linguaggio e le parole che usiamo, da scegliere con attenzione. L'accurato labor limae di catulliana memoria. Se scegliamo parole belle invitiamo chi ci ascolta a fare altrettanto, magari a modificare il consueto elenco di bestemmie e parolacce. Magari, dico. C’è una buona dose di speranza.

Come quando visitate la pinacoteca di Brera o di fronte ad un paesaggio mozzafiato. Per un attimo avvertite un sussulto. Vi fermate. Ecco, per una frazione di secondo, anche brevissima, vi sembra di desiderare quell'armonia di forme e colori. Di poterci arrivare. No? 


Certo, la mia non è una grande rivelazione e perdonate l'ovvietà . Ma a volte me ne dimentico. Secondo me è questo il valore dell'atmosfera magica del Natale. Un periodo in cui prepararsi fuori e dentro alla Bellezza. Un periodo in cui ricordarsi della bellezza, in cui cercarla. Che se anche non dovesse salvare il mondo intero, come supponeva il principe Miškin, potrebbe cominciare a salvare noi.

venerdì 16 dicembre 2016

Quello che i ragazzi non dicono

Primo appuntamento: ora... parla lui!




Il primo appuntamento è un insieme di situazioni calcolabili, ma che puntualmente sviano verso l'ignoto e non ti rimane altro che la fantasia, arma efficace ma rischiosa. Che sia la ragazza che brami da tempo oppure la sconosciuta incontrata poche ore prima la solfa non cambia. L'immancabile imbarazzo di due persone che desiderano la stessa cosa, ma devono attenersi ad una condizione. Corteggiamento, galateo, mani a posto, almeno inizialmente. 
Lei sorride alle battute, anche alle più brutte e insensate, lei è cortese ed educata. Lei profuma e ha i capelli ancora caldi di piastra, un trucco perfetto e di fianco a te sta seduta composta. Nel frattempo tu, misero maschio, frulli i pensieri. Lei è bella e tu non ti sei rasato, volevi andare a tagliare i capelli ma ti sei ridotto all'ultimo momento e c'era coda, così hai lasciato perdere. 
Lei ti chiede del tuo lavoro ed esageri sempre un po', non troppo ma quanto basta a renderti un minimo interessante. Un lungo silenzio è sconsigliato, lei va resa partecipe, al centro dell'attenzione ma non troppo, romantico ma non eccessivamente. Signore ma coi limiti dettati dalle esperienze giovanili. 
Non sai ancora che carattere abbia, datti del tempo, vedrai che dopo il primo bicchiere andrà meglio. Dopo il primo ghiaccio a livello tecnico è solo una strada in discesa, non troppo veloce da schiantarti ma nemmeno troppo lento da far saltare tutte le tue coperture. Sai che parlerà con le amiche un istante dopo averti salutato e ogni attimo è vitale. Lei sonda il terreno con tutti i sensi in spasmodico movimento e tu lo sai. Non guardare quel gruppo di svedesi ubriache che escono da un hotel, non lo fare mai, solo con la coda dell'occhio se proprio non puoi farne a meno. Basta un errore, rammenta. Lei a colpi irregolari inizia a toccarti, ti sbatte contro col gomito, ti dà dei leggeri schiaffettini sulle braccia alle tue battute che iniziano ad essere un po' sboccate. Inizi a ragionare con la fantasia e te la immagini nuda, l'importante è non fissarla.
Capita il momento di silenzio ed è un errore, correggilo subito. Un consiglio è quello di fingere di salutare qualcuno in lontananza. Piuttosto muoviti ma non smorzare la situazione. Lei inizia a lavorare con gli occhi e sai che ti bacerebbe, ma è donna: nove su dieci tocca a te creare la situazione prima o dopo che sia. La immagini nuda una seconda volta. Beviamo? Fumiamo? Hai sonno? Hai freddo? Nove su dieci ti risponderà "sto bene!" Il momento del saluto e tocca a te ragazzo. Avvicinati tu che mi avvicino anche io. Cazzo lei sta ferma, recupero spazio io. "Ci risentiamo? Ci rivediamo? Ci, ci, ci?" Ti avvicini, lei è sempre più bassa di te e piega la testa di lato. Ad ogni primo bacio, le ragazze fanno un sorriso da un lato della bocca, creando una fossetta da sorriso.

Il resto vien da sé. Sì, ma che fatica.

venerdì 9 dicembre 2016

E tu... che amica sei? Il ritorno

Top ten delle amiche #2








La vegana: sempre un passo avanti nel cavalcare i trend del momento, da qualche tempo ha deciso di votare la sua esistenza a insultare la specie umana che ancora si ciba di carne, formaggi, uova e derivati vari. Beata ignoranza! Non provare a proporle una grigliata per Pasquetta se non sei certa di saper reggere le sue lamentele per i successivi decenni. Ti convincerà a provare i nuovi locali della Milano bene che si sono specializzati in cucina crudista, frequentati da hipster perennemente afflitti dal problema delle tubature difettose (sì, perché altrimenti come spiegare la scelta ammazzavirilità di quei pantaloni con caviglia scoperta?!?)  Ti inviterà a provare seitan mopur e muscolo di grano. Da sempre convinta femminista in minigonna combatte fieramente le sue battaglie. È sicura di sé e sente di aver capito tutto. Tu seguila e avrai il mondo nelle tue mani. Certo ogni tanto il dubbio potrà venirti… sulla solidità etica dei ragionamenti. Hai il recondito timore che se nel futuro mondo vegetariano dovesse avvenire la svolta "carnivora" per puro spirito anticonformista la vedresti in prima fila, famelica, come un soldato in trincea pronta ad addentare un pezzo di carne umana, magari la tua.



La sportiva: che sia passata dalla danza all'arrampicata o che sia iscritta da sempre fedelissima alla stessa società, la sportiva è l'amica che avete visto più volte in tuta da ginnastica che coi tacchi. Capelli perennemente legati in una coda, viso acqua e sapone, fisico tonico che al solo guardarlo vorreste ritornare a dormire e non uscire più dal letargo. Più volte operata a menisco, crociato anteriore, femore, anca, clavicola, solo per citarne alcuni, non si arrende e prosegue. Per lei la vita è una partita. Non può fare a meno dell'adrenalina agonistica. Ogni esperienza è una sfida. Competitiva in campo, c’è un’alta probabilità che lo sia anche fuori. E tu... o ti dimostri fedele compagna di fatiche guadagnandoti rispetto e lealtà senza confini o sei avversaria acerrima da combattere.



La femme fatale: il suo sport preferito è la caccia grossa. Sempre perfetta, conosce tutte le tecniche del rimorchio: dallo sguardo ammiccante ai capelli scostati alle frasi sussurate del tipo “non indosso le mutandine”, che Mrs Robinson da lei c’ha solo da imparare. Uscire con una fatalona è una garanzia: se siete single in cinque minuti sarete attorniate da tutti gli uomini del locale, ma purtroppo a voi toccherà il più sfigato, a meno che lei non proponga, lì per lì, un menage à trois, e allora sciambola. Attenzione: il suo atteggiamento non fa di lei una facilotta, anzi. Spesso la panterona seduce per il solo gusto di farlo, senza ulteriore necessità di portarsi a letto qualcuno. Il più delle volte, il mal capitato verrà abbandonato con un’erezione imminente, mentre lei vi avrà già trascinato in un altro locale per sbocciare tra amiche e sfottere la sua ultima vittima.



Il maschiaccio: diametralmente opposta alla femme fatale, considera gli uomini solo degli amici e la femminilità non sa manco dove stia di casa. La delicatezza di un camionista e la finezza di uno scaricatore di porto sono i tratti distintivi di questa amica.
È difficile trovare punti in comune con lei perché voi del Fantacalcio e della serie C del campionato polacco non sapete una beata mazza. Le uscite insieme sono limitate, perché o vi arrendete ad accompagnarla allo stadio ogni maledetta domenica o vi spaccate di birra da far impallidire tutta l’Oktoberfest. E allora perché ce l’avete tra le amiche? Semplice: come gli uomini, il maschiaccio è leale e sa far gruppo e baldoria come nessun altro. 
Con un piccolo ma non trascurabile dettaglio: lasciatele i suoi spazi, altrimenti rischiate che si senta soffocata e vi volti le spalle per dedicarsi all’ultimo torneo di Fifa.



La migliore amica: ce l’abbiamo tutte. È l’Amica, quella con la A maiuscola, con cui si può parlare di qualsiasi cosa senza timore di essere giudicate. È l’amica che, semplicemente, c’è. C’è ad ogni vostra crisi perché lo stronzo di turno vi ha mollate o perché non sapete che cosa mettervi per il primo appuntamento, c’è per festeggiare i vostri successi e per asciugare le vostre lacrime. C’è perché sa tutto di voi e voi sapete tutto di lei, e vi conoscete così bene da completare l’una le frasi dell’altra. È quella che avete chiamato quando vi siete beccate la prima cotta e quella a cui avete raccontato il primo bacio, e che sarà la vostra testimone di nozze. La migliore amica è una certezza, è la vostra ancora di salvezza e il vostro porto sicuro. È la vostra persona, perché come voi non potete fare a meno di lei, lei non può fare a meno di voi. 
Non ci sono cazzi, la migliore amica c’è stata, c’è e ci sarà.

E con questo passo e chiudo, che sono stata fin troppo sdolcinata per i miei gusti e sto ultimo profilo pieno di pregi non rientra proprio nelle mie corde.