venerdì 23 dicembre 2016

10 cose che amo del Natale



#anatalepuoi essere chi di solito non sei e – SBAM! – da stronza cinica trasformarti in un grumo di romanticismo e tenerezza che un cucciolo di gattino con gli occhioni blu c’ha solo da imparare. Ecco, io sono così. Natale è il mio periodo preferito dell’anno, e me lo godo tutto, fino in fondo, dispensando amore di qua e di là. Nemmeno il traffico causato dai minus habenetes che usano la macchina solo a Natale e Pasquetta riesce a togliermi la magia.
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E questa è la mia personale top ten delle cose che mi piace fare a Natale:

1. Mangiare il croccante: posto che a me gli altri dolci natalizi (pandoro, panettone e torrone) mi fanno schifo e che sono perennemente a dieta, Natale è il momento giusto per sfondarmi di croccante e non avere sensi di colpa che mi perseguiterebbero per il resto della vita. D’altronde è Natale, e – ricordiamolo ancora una volta che non si sa mai – #anatalepuoi.

2. Fare l’albero: quanto mi piace fare l’albero e – più in generale – addobbare la casa, voi non potete manco immaginarlo. Tutta la mia vena da arredatrice mancata trova sfogo negli addobbi natalizi, che dispongo con una cura e precisione che hanno un ché di maniacale, ma tant’è: si fottano Freud e compagnia bella, io nel mio autismo natalizio ci sguazzo proprio bene.

3. Impacchettare i regali: forse c’è qualcosa di perverso anche in questo, ma vogliamo parlare della soddisfazione di un pacchettino originale o di un fiocco ben riuscito? Del rumore delle forbici sulla carta? Una sensazione di orgoglio mista a potere quando magicamente quel nastrino si arriccia o le orecchie a ventaglio del pacchetto vi escono perfette e ben ripiegate.

4. Cantare a squarciagola le canzoni di Natale di Radio Deejaystonando e urlando il più possibile, in barba alle convenzioni del vivere civile e possibilmente rischiando l’arresto per disturbo della quiete pubblica. Per me non è Natale finché non esce la nuova canzoncina di Pasquale & Co. Se voi non le avete mai ascoltate, iniziate: è una terapia che non può essere sostituita nemmeno da vent'anni di analisi.

5. Indossare le orecchie da renna: con orgoglio e fierezza, sempre a testa alta, tintinnanti e rosso acceso, più trash che mai. Ci vado in giro dappertutto, anche nei ristoranti trés chic e continuo a chiedermi perché non sia ancora stata assunta dal Santo Claudio per accudire Rudolph.
Sappiate che l’importante, per non sembrare ridicoli, è crederci. Sempre.

6. Aspettare la neve: anche se il surriscaldamento globale trama contro di me, e a Milano non nevica più da anni, io ci credo ancora, perché "la neve tutto ovatta, l'ovatta tutto neve" e insomma la città assopita e tinta di bianco ha qualcosa di silenziosamente poetico che riesce a placare la mia quotidiana irrequietezza – e addirittura tollero il disagio che la neve cittadina provoca, causando crisi di amaxofobia generalizzate.

7. Vedere la città che luccica: proprio come la neve, anche le lucette da cui Milano viene invasa fanno la loro porca figura e contribuiscono non poco a creare la romantica atmosfera natalizia.
La città sembra uscita da una favola colorata ed è così luminosa da fare impallidire Parigi, che per una volta quegli snob dei francesi muti e a casa.

8. Scegliere i regali: più che scambiarseli o comprarli, mi piace proprio il gesto della scelta, riflettere su ogni persona cui faccio un regalo per decidere cosa sia più adatto per lei. Dedicarle tempo e pensiero.
E mi fermo qui, perché va bene tutto ma sono comunque il Nero e rischio di essere troppo sdolcinata. Non abituatevi troppo.

9. Confezionare pensierini fatti a mano: strettamente connesso col punto precedente, il fattoamano natalizio è un must e soprattutto è – a mio modesto parere – il modo migliore di comunicare amore ai propri cari. Palline-bricolage, dolcetti al forno, scatolette découpate sono i miei cavalli di battaglia natalizi: altro che Art Attack, Giovanni Muciaccia ti offro ripetizioni, anche gratis, che a Natale siamo tutti più buoni.

10. Passare il tempo con le persone che amo: non credo che questo punto abbia bisogno di ulteriori spiegazioni, ma un consiglio serio stavolta ve lo voglio dare. Il Natale è soprattutto stare vicino a chi si ama, è il momento giusto per dire "Ti voglio bene" a parenti, amici, fidanzati, animali da compagnia, piante grasse. Lo faccio io, la misantropa per eccellenza, possono farlo tutti.
Vi voglio bene, cari lettori.



giovedì 22 dicembre 2016

La Bellezza del Natale





"D'alto affetto / Maestra è la Beltà" (G. Leopardi)


Sono una convinta sostenitrice della magia del Natale, di addobbi, luci colorate, alberi festanti, decorazioni e oggettini d’arredo. Un'esplosione di bianco, rosso, oro e argento.

Mi perdo a guardare le vie del centro, invase da un brulichio di persone che passeggiano con cappotti pesanti e braccia appesantite da sacchetti pieni di regali appena acquistati. 

Mi piace osservare le guance arrossate dal freddo e incorniciate di tanto in tanto da nuvole di fumo caldo che esce dalla bocca. 

Mi incanto all'ingresso dei negozi luccicanti, dei bar accoglienti che offrono una tregua al gelo pungente. 

E poi amo la fretta di quelli che si sono ridotti all’ultimo a fare i regali. L’emozione dei bambini che attendono trepidanti il grande giorno. L’elettricità palpabile.

Non proverò a negare che ci sia una buona dose di accanimento markettaro. Non proverò a negare che il Natale sia diventato una festività commerciale ben sfruttata. Non proverò nemmeno a negare che per molti sia solo un’occasione per spendere e spandere con un’ottima autogiustificazione. Sarebbe una battaglia persa.

Tenterò quindi di spiegarlo con un passo di Vittorini, in Le città del mondo, che mi ha conquistato a prima lettura:


"E la gente è contenta nelle città che sono belle  (...) E si capisce che sia contenta. Ha belle strade e belle piazze in cui passeggiare, ha belle case per tornarvi la sera, e ha tutto il resto che ha, ed è bella gente. Tu lo dici ogni volta che entriamo a Nicosia. Ma che bella gente! È lo stesso ogni volta che entriamo a Enna. Ma che bella gente! Lo stesso ogni volta che entriamo a Ragusa. Ma che bella gente! E se incontriamo un uomo vecchio tu dici ma che bel vecchio. Se incontriamo una donna giovane tu ti volti e dici ma che bella giovane. Vorresti negarlo? Tu dici che dev'essere per l'aria buona, ma piú la città è bella e piú la gente è bella come se l'aria vi fosse più buona...”


Ecco l'illuminazione che mi ha folgorato. La bellezza genera bellezza. Più un luogo è bello, ben curato, accogliente, più chi lo abita desidera essere migliore. 

Questo vale per ogni posto fisicamente o metaforicamente vivibile. Come noi stessi. Come il linguaggio e le parole che usiamo, da scegliere con attenzione. L'accurato labor limae di catulliana memoria. Se scegliamo parole belle invitiamo chi ci ascolta a fare altrettanto, magari a modificare il consueto elenco di bestemmie e parolacce. Magari, dico. C’è una buona dose di speranza.

Come quando visitate la pinacoteca di Brera o di fronte ad un paesaggio mozzafiato. Per un attimo avvertite un sussulto. Vi fermate. Ecco, per una frazione di secondo, anche brevissima, vi sembra di desiderare quell'armonia di forme e colori. Di poterci arrivare. No? 


Certo, la mia non è una grande rivelazione e perdonate l'ovvietà . Ma a volte me ne dimentico. Secondo me è questo il valore dell'atmosfera magica del Natale. Un periodo in cui prepararsi fuori e dentro alla Bellezza. Un periodo in cui ricordarsi della bellezza, in cui cercarla. Che se anche non dovesse salvare il mondo intero, come supponeva il principe Miškin, potrebbe cominciare a salvare noi.

venerdì 16 dicembre 2016

Quello che i ragazzi non dicono

Primo appuntamento: ora... parla lui!




Il primo appuntamento è un insieme di situazioni calcolabili, ma che puntualmente sviano verso l'ignoto e non ti rimane altro che la fantasia, arma efficace ma rischiosa. Che sia la ragazza che brami da tempo oppure la sconosciuta incontrata poche ore prima la solfa non cambia. L'immancabile imbarazzo di due persone che desiderano la stessa cosa, ma devono attenersi ad una condizione. Corteggiamento, galateo, mani a posto, almeno inizialmente. 
Lei sorride alle battute, anche alle più brutte e insensate, lei è cortese ed educata. Lei profuma e ha i capelli ancora caldi di piastra, un trucco perfetto e di fianco a te sta seduta composta. Nel frattempo tu, misero maschio, frulli i pensieri. Lei è bella e tu non ti sei rasato, volevi andare a tagliare i capelli ma ti sei ridotto all'ultimo momento e c'era coda, così hai lasciato perdere. 
Lei ti chiede del tuo lavoro ed esageri sempre un po', non troppo ma quanto basta a renderti un minimo interessante. Un lungo silenzio è sconsigliato, lei va resa partecipe, al centro dell'attenzione ma non troppo, romantico ma non eccessivamente. Signore ma coi limiti dettati dalle esperienze giovanili. 
Non sai ancora che carattere abbia, datti del tempo, vedrai che dopo il primo bicchiere andrà meglio. Dopo il primo ghiaccio a livello tecnico è solo una strada in discesa, non troppo veloce da schiantarti ma nemmeno troppo lento da far saltare tutte le tue coperture. Sai che parlerà con le amiche un istante dopo averti salutato e ogni attimo è vitale. Lei sonda il terreno con tutti i sensi in spasmodico movimento e tu lo sai. Non guardare quel gruppo di svedesi ubriache che escono da un hotel, non lo fare mai, solo con la coda dell'occhio se proprio non puoi farne a meno. Basta un errore, rammenta. Lei a colpi irregolari inizia a toccarti, ti sbatte contro col gomito, ti dà dei leggeri schiaffettini sulle braccia alle tue battute che iniziano ad essere un po' sboccate. Inizi a ragionare con la fantasia e te la immagini nuda, l'importante è non fissarla.
Capita il momento di silenzio ed è un errore, correggilo subito. Un consiglio è quello di fingere di salutare qualcuno in lontananza. Piuttosto muoviti ma non smorzare la situazione. Lei inizia a lavorare con gli occhi e sai che ti bacerebbe, ma è donna: nove su dieci tocca a te creare la situazione prima o dopo che sia. La immagini nuda una seconda volta. Beviamo? Fumiamo? Hai sonno? Hai freddo? Nove su dieci ti risponderà "sto bene!" Il momento del saluto e tocca a te ragazzo. Avvicinati tu che mi avvicino anche io. Cazzo lei sta ferma, recupero spazio io. "Ci risentiamo? Ci rivediamo? Ci, ci, ci?" Ti avvicini, lei è sempre più bassa di te e piega la testa di lato. Ad ogni primo bacio, le ragazze fanno un sorriso da un lato della bocca, creando una fossetta da sorriso.

Il resto vien da sé. Sì, ma che fatica.

venerdì 9 dicembre 2016

E tu... che amica sei? Il ritorno

Top ten delle amiche #2








La vegana: sempre un passo avanti nel cavalcare i trend del momento, da qualche tempo ha deciso di votare la sua esistenza a insultare la specie umana che ancora si ciba di carne, formaggi, uova e derivati vari. Beata ignoranza! Non provare a proporle una grigliata per Pasquetta se non sei certa di saper reggere le sue lamentele per i successivi decenni. Ti convincerà a provare i nuovi locali della Milano bene che si sono specializzati in cucina crudista, frequentati da hipster perennemente afflitti dal problema delle tubature difettose (sì, perché altrimenti come spiegare la scelta ammazzavirilità di quei pantaloni con caviglia scoperta?!?)  Ti inviterà a provare seitan mopur e muscolo di grano. Da sempre convinta femminista in minigonna combatte fieramente le sue battaglie. È sicura di sé e sente di aver capito tutto. Tu seguila e avrai il mondo nelle tue mani. Certo ogni tanto il dubbio potrà venirti… sulla solidità etica dei ragionamenti. Hai il recondito timore che se nel futuro mondo vegetariano dovesse avvenire la svolta "carnivora" per puro spirito anticonformista la vedresti in prima fila, famelica, come un soldato in trincea pronta ad addentare un pezzo di carne umana, magari la tua.



La sportiva: che sia passata dalla danza all'arrampicata o che sia iscritta da sempre fedelissima alla stessa società, la sportiva è l'amica che avete visto più volte in tuta da ginnastica che coi tacchi. Capelli perennemente legati in una coda, viso acqua e sapone, fisico tonico che al solo guardarlo vorreste ritornare a dormire e non uscire più dal letargo. Più volte operata a menisco, crociato anteriore, femore, anca, clavicola, solo per citarne alcuni, non si arrende e prosegue. Per lei la vita è una partita. Non può fare a meno dell'adrenalina agonistica. Ogni esperienza è una sfida. Competitiva in campo, c’è un’alta probabilità che lo sia anche fuori. E tu... o ti dimostri fedele compagna di fatiche guadagnandoti rispetto e lealtà senza confini o sei avversaria acerrima da combattere.



La femme fatale: il suo sport preferito è la caccia grossa. Sempre perfetta, conosce tutte le tecniche del rimorchio: dallo sguardo ammiccante ai capelli scostati alle frasi sussurate del tipo “non indosso le mutandine”, che Mrs Robinson da lei c’ha solo da imparare. Uscire con una fatalona è una garanzia: se siete single in cinque minuti sarete attorniate da tutti gli uomini del locale, ma purtroppo a voi toccherà il più sfigato, a meno che lei non proponga, lì per lì, un menage à trois, e allora sciambola. Attenzione: il suo atteggiamento non fa di lei una facilotta, anzi. Spesso la panterona seduce per il solo gusto di farlo, senza ulteriore necessità di portarsi a letto qualcuno. Il più delle volte, il mal capitato verrà abbandonato con un’erezione imminente, mentre lei vi avrà già trascinato in un altro locale per sbocciare tra amiche e sfottere la sua ultima vittima.



Il maschiaccio: diametralmente opposta alla femme fatale, considera gli uomini solo degli amici e la femminilità non sa manco dove stia di casa. La delicatezza di un camionista e la finezza di uno scaricatore di porto sono i tratti distintivi di questa amica.
È difficile trovare punti in comune con lei perché voi del Fantacalcio e della serie C del campionato polacco non sapete una beata mazza. Le uscite insieme sono limitate, perché o vi arrendete ad accompagnarla allo stadio ogni maledetta domenica o vi spaccate di birra da far impallidire tutta l’Oktoberfest. E allora perché ce l’avete tra le amiche? Semplice: come gli uomini, il maschiaccio è leale e sa far gruppo e baldoria come nessun altro. 
Con un piccolo ma non trascurabile dettaglio: lasciatele i suoi spazi, altrimenti rischiate che si senta soffocata e vi volti le spalle per dedicarsi all’ultimo torneo di Fifa.



La migliore amica: ce l’abbiamo tutte. È l’Amica, quella con la A maiuscola, con cui si può parlare di qualsiasi cosa senza timore di essere giudicate. È l’amica che, semplicemente, c’è. C’è ad ogni vostra crisi perché lo stronzo di turno vi ha mollate o perché non sapete che cosa mettervi per il primo appuntamento, c’è per festeggiare i vostri successi e per asciugare le vostre lacrime. C’è perché sa tutto di voi e voi sapete tutto di lei, e vi conoscete così bene da completare l’una le frasi dell’altra. È quella che avete chiamato quando vi siete beccate la prima cotta e quella a cui avete raccontato il primo bacio, e che sarà la vostra testimone di nozze. La migliore amica è una certezza, è la vostra ancora di salvezza e il vostro porto sicuro. È la vostra persona, perché come voi non potete fare a meno di lei, lei non può fare a meno di voi. 
Non ci sono cazzi, la migliore amica c’è stata, c’è e ci sarà.

E con questo passo e chiudo, che sono stata fin troppo sdolcinata per i miei gusti e sto ultimo profilo pieno di pregi non rientra proprio nelle mie corde.

venerdì 25 novembre 2016

E tu... che amica sei?

Top Ten delle amiche #1







L’alternativa: ha cambiato colore di capelli più volte di quelle in cui tu ti sei arrovellata domandandoti incerta se farti coraggio e tagliare quelle maledette doppie punte. Ti ha trascinato felice per tutte le feste del liceo, organizzate negli scantinati più bui del quartiere o nei capannoni più infimi dei parchi. Ti ha guidata trionfante ad ascoltare la neonata band punk in cui suonava l’idolo del momento, di solito un tipo scialbo e magrolino rigorosamente di nero vestito con occhi infossati e sorriso vacuo. Ti ha fatto imparare a cantare a squarciagola le canzoni dei Green Day mentre a casa tua andava ancora a ripetizione l’Lp di Claudio Baglioni dei tuoi genitori. L’amica alternativa è l’altra faccia della luna, è l’ondata di colore, il pizzico di follia, è la fragilità mascherata da look aggressivo. Sai che puoi contarci e non ti scoraggi nemmeno difronte alle sue ultime stravaganze del momento, tipo la caccia frenetica ai Pokemon rari.


L'organizzata: all’alba e al tramonto, al mare o in montagna, sotto sforzo o in un centro benessere, i suoi capelli rimangono perfettamente ondulati, le unghie laccate senza accenni di sbeccature, la mise impeccabile. È l’amica che ad agosto ti ha già snocciolato un piano dettagliato sul Capodanno e vorrebbe farti firmare col sangue la prenotazione dello chalet per non lasciarti possibilità di fuga. Scrive per prima gli inviti a tutta la compagnia per gli ultimi eventi imperdibili sollecitando con veemenza le risposte. Ti sprona a prendere decisioni ineluttabili e ti conduce fiduciosa nelle vie della mondanità cittadina. È la persona adatta a tirarti fuori dal caldo guscio della pigrizia e del perpetuo rimandare, che tanto del doman non v'è certezza. Ha una soluzione per ogni problema e un piano B per ogni evenienza. Tieni a mente che ogni tanto anche lei necessiterà di un abbraccio che la liberi anche solo per pochi minuti del peso ansioso del dover essere. Come tutti, del resto.



La caotica: nella sua testa galleggiano bolle di sapone e coriandoli come se piovesse. Lamica caotica è il contrario dellorganizzata. Incapace di comprare unagenda per segnarsi gli appuntamenti, è innocentemente propensa a dimenticarsi delluscita programmata con te tre volte su due. Sai che non ti conviene chiederle un fazzoletto mentre siete in giro perché potrebbe perdersi nei meandri della sua borsa e riemergerne affranta senza averlo trovato. Lamica caotica è un vulcano di idee prive di concretezza. Di certo sa come mettervi di buonumore e aumentare la vostra autostima. Se sopravvive lei cè speranza per tutte.


La saggia: è l’amica che tutte noi abbiamo e che (talvolta) non vorremmo avere, perché lei SA. Sa tutto di tutto e di tutti, e dispensa consigli così, come se non ci fosse un domani: dalla nouance di rossetto perfetta per voi al tipo che dovreste frequentare fino alle proprietà benefiche del bisabololo.
È una stracciacazzo  che, dall’alto del suo piedistallo, dispensa perle di saggezza a noi povere sfigate, ma il più delle volte aiuta gli altri senza saper aiutare se stessa, ma tant’è, la madre delle saputelle è (purtroppo) sempre incinta. Talvolta però c’ha ragione, quindi ogni tanto ascoltatela, chissà mai che per una volta nella vita prendiate la decisione giusta, frequentando un tipo con più cervello che pene (in tutti i sensi, eh) e la smettiate di farvi pare sull’olio di palma.



L’insicura: diametralmente opposta alla saggia, non dispensa consigli ma ha bisogno di ricerverli. Decidere cosa fare il sabato sera la manda in crisi da TSO, sentirsi con un ragazzo per lei è un’impresa che ciaone Ercole, prima di un appuntamento cambierà mise almeno una dozzina di volte e voi lì, a fissarla e a chiedervi che cazzo cambia se metti la blusa beige o la maglietta nera, al primo appuntamento l’unica cosa importante è avere la biancheria abbinata. Il suo mantra è non so, ripetuto in ogni occasione: siete in pizzeria e “non so cosa ordinare”, in palestra e “non so come allenarmi”, allo stadio e “non so chi tifare”. Sebbene la voglia di sfancularla abbia spesso la meglio, non fatelo: vi sembrerà di aver abbandonato un gattino in autostrada durante una fredda giornata di pioggia e il senso di colpa vi mangerà vive.

venerdì 11 novembre 2016

Amicizia, questa sconosciuta




(Quasi) Nessun uomo è un’isola

Per questo post ho chiesto consiglio a un mio amico: ovviamente è stato inutile.
Grazie, eh, Davide, grazie davvero, tutti amici finché non ho bisogno di un favore e dimostrate l’utilità di un dito nell’occhio. 

Bando alle ciance, ce l’avete presente cosa diceva John Donne e dopo di lui Jon Bon Jovi? “Nessun uomo è un’isola”. Ecco io invece sono come Will di About a boy, io sono quella cazzo di Ibiza (toh, visto che buona, vi rinfresco pure la memoria: https://www.youtube.com/watch?v=KddCMQBh51E). Anzi, sono un isolotto sfigato e sconosciuto, visto che ultimamente la mia vita sociale è paragonabile a quella di un monaco tibetano sordomuto.
Non è che sono così cinica da non credere a legami forti, sinceri, disinteressati, sia mai eh... solo che la vita, grandissima sadica, mi ha dimostrato che sono molto (ma molto) più rari di quello che si crede, e gli amici che credevi i migliori si rivelano degli stronzi, e tu ti senti più stronza di loro ad avergli dato fiducia e affetto (ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente voluto). Quindi sono diventata un bozzolo di insicurezza e sarcasmo, che così magari la prossima volta ci penso su un po’ di più prima di considerare qualcuno un amico vero. 
Ed ecco quindi il mio personalissimo parere, che ve ne freghi o no, io dispenso opinioni inutili in formato famiglia, sconto 3x2.

Esistono, gli amici veri, ma sono come i porcini nel Sahara.


Rifletti a lungo se devi accettare qualcuno fra i tuoi amici ma, presa la decisione, accoglilo di tutto cuore

Così scriveva il filosofo Seneca all’amico Lucilio, invitandolo a riconoscere il vero valore dell’amicizia. Scelta e accoglienza. Un’accoglienza cor-diale, fatta quindi solo col cuore, non con la mente.
Sembra facile parlare in modo roseo e romantico dell’amicizia ma mentre mi apprestavo a scrivere mi sono accorta che non lo è affatto. Ho sollevato le mani dalla tastiera e mi sono persa.
Si rischia di cadere nella retorica stereotipata del “chi trova un amico trova un tesoro”, “amici amici poi mi rubi la bici”, ecc.
C’è il rischio di credere di sapere tutto o almeno quanto basta ma più ci si pensa più si capisce che forse non si è compreso nulla. Come leggendo la frase che ho appena scritto.
Ora mi spiego meglio. Ci sono tante amicizie di testa e poche di cuore.
L’amicizia può essere il miglior sentimento che si possa provare nella vita ma bisogna essere pronti. E non sempre lo siamo. Forse quasi mai. 
Per essere preparati all’amicizia bisogna voler bene a sé stessi, volersi così tanto bene da non aver bisogno di continue conferme da parte degli altri, da non avere bisogno di semplice compagnia per riempire il silenzio.  Bisogna avere il cuore pronto. Altrimenti le persone diventano semplici erogatori, di attenzioni, di consigli, di bevute. E la testa rimane sempre concentrata a cogliere l’errore, a lamentarsi che “avrebbe potuto fare” “avrebbe dovuto dire”. Queste sono le amicizie di testa.

A friend is not a means 
you utilize to get somewhere
somehow you didn’t notice, 
friendship is an end.

Così cantava il duo indie pop norvegese, i Kings of Convenience. L’amicizia non è un mezzo ma un fine. Un traguardo, una meta.
L’amicizia di cuore, quella pura, ideale nasce quando conosciamo una persona e ci accorgiamo del suo valore. Cominciamo a volerle bene. La scegliamo tra tante perché la reputiamo degna di fiducia e stima.  E quindi infine la accogliamo, con pregi e difetti. Cresciamo insieme a lei, aiutandoci a vicenda a tirare fuori il meglio. Ci consoliamo nelle sofferenze e ci sproniamo ad andare avanti. Ci sentiamo noi stessi senza bisogno di dimostrare qualcosa in più. Non è un’emozione, è una virtù. Le emozioni si muovono e muovono (come dice la parola stessa). Le emozioni mutano. L’amicizia invece è una disposizione stabile dell’animo, che rimane immutata anche quando si è lontani. Dobbiamo solo essere disposti a viverla. 


venerdì 28 ottobre 2016

AAA Appuntamento Cercasi



Se addirittura Wikihow propone una guida su come comportarsi durante il primo appuntamento (no, purtroppo non sto scherzando: http://it.wikihow.com/Comportarsi-durante-il-Primo-Appuntamento) significa due cose: innanzitutto che l’internet è un posto fantastico, dove si può trovare davvero di tutto, ma soprattutto che siamo dei sociopatici digitali o, come la sottoscritta, dei sociopatici punto e basta. 
In primo luogo sarebbe bene non avere mai un primo appuntamento: tutto sarebbe più facile se scegliessimo il nostro compagno grazie a un’annusatina genitale come quei fortunelli dei canidi, ma, ahimè, non siamo delle Meredith Grey che si scopano un tizio a caso particolarmente figo e poi convolano a giuste nozze. E allora, da brava Miss DispensoConsigliInutili, ecco a voi la mia personalissima guida sulle tre fasi fondamentali per affrontare un primo appuntamento a testa alta e a lingua in bocca. 
1. Osservazione: procedete con calma e guardatevi in giro per benino, tra amici, conoscenti, avventori del bar sotto casa. Scorrete pure i vostri contatti uozàp e cercate di capire con chi volete uscire. Limitate il numero, mi raccomando, che una lista troppo lunga vi manda in merda e poi rischiate di passare per delle donnine allegre e il pregiudizio genera mostri: due o tre maschietti bastano e avanzano. Sconsiglio vivamente di fare sfacciatamente la prima mossa: l’uomo è cacciatore (AHAHAHAHAHAHAH), illudetelo che sia stato lui ad avervi scelto, anche se sapete benissimo che non è così perché a furia di lanciargli occhiate vi è venuto uno strabismo che mollami Venere, mo’ ce sto io con gli occhi del camaleonte. 
2. Ipotesi: con buona pace del caro Galileo, qui l’ipotesi è una e una sola: è quello giusto? Se già avete capito che è un coglione con la verve di un’ameba e l’utilità di una zanzara, scartatelo e ricominciate. Se invece pensate di poterlo presentare alle amiche senza vergogna, potrebbe anche funzionare, quindi continuate ad ammiccare. Prima o poi capirà (spero). 
3. Sperimentazione: se il prescelto è sufficientemente sveglio da aver colto le vostre fusa, vi inviterà a uscire. Se non vi trasformate improvvisamente in Flavia Vento e lui non si rivela un fan di Salvini, siete già sulla buona strada: vuol dire che avete qualcosa di cui parlare il che, a un primo appuntamento, non guasta mai.
Come le ciligie, una chiacchiera tira l’altra e SBAM, lingua in bocca: rega’, non diciamoci fregnacce, è importante capire come bacia qualcuno. Se vi mulina la lingua in bocca che l’elica dei MAS è niente al confronto o vi sbava che nemmeno un lumacone in amore, non è quello giusto, fidatevi. Se non sa manco baciare, figuriamoci centrare adeguatamente la vostra vagina col suo pene...
Ma eccoci al tasto dolente. NIENTE ASPETTATIVE, cazzo, non fatevi illusioni davanti a una tazzina di caffè, perché già vi vedo che state lì a fantasticare su mutuo, matrimonio, figli, lieto fine demmerda. Usicteci e basta, mettete un freno al vostro emisfero destro e, per una volta, sfruttate il sinistro, che altrimenti lo spaventate e quello fugge da far impallidire Bolt. Un primo appuntamento non basta mai. Sperimentate il prescelto in tutte le situazioni possibili, prima di eleggerlo a Principe Azzurro.
Se all’ennesimo appuntamento, siete ancora convinte, voilà, l’esperimento è riuscito. Altrimenti, cambiate le premesse, e ricominciate da capo:  i primi appuntamenti, come gli esami, non finiscono mai.

Istruzioni per un primo appuntamento da favola


 
Il primo appuntamento non si scorda mai. È una delle fasi più emozionanti di qualsiasi tipo di conoscenza, breve o eterna che sia.
È una sensazione che si espande in maniera quasi elettrica. La percepisce anche chi ci sta accanto. Euforia mista ad ansia. Come prima di debuttare in scena per uno spettacolo. Ci siamo preparate tutto l’anno, ma ci sembra di non essere comunque all’altezza. Parte un vuoto alla bocca dello stomaco e quasi quasi vorremmo rimanere chiuse dietro il sipario, al sicuro.
Soprattutto se il ragazzo in questione ci piace o ci è sempre piaciuto, magari parecchio. Si corre il grosso rischio di innamorarsi e perdere. Perché quando ci si innamora si perde sempre un po’, ci si scopre senza difese, ci si prepara a soffrire.
Il primo appuntamento è quasi un rituale magico, una formula segreta. Non ci sono ricette o manuali da seguire, è un linguaggio misterioso che si impara solo vivendolo. Ci sono però alcuni piccoli accorgimenti per una buona riuscita:
1. Il sorriso che affiora da solo è il primo insindacabile segnale. Il sorriso che non riusciamo a trattenere anche sforzandoci di non apparire delle perfette inebetite in presenza del ragazzo in questione. Il sorriso che si apre quando lui ci vede e ci saluta. Il sorriso che rimane lì appeso per qualche secondo anche quando ci siamo voltate o quando a casa, da sole, ripensiamo al momento dell’incontro. Quello è il primo campanello da non sottovalutare: una persona che sa estrarre il sorriso anche dalle nostre macerie, senza sforzi e senza apparenti ragioni, merita un primo appuntamento. Non ci sono dubbi. Inutile perdere tempo con primi appuntamenti se lui non vi sa strappare un sorriso inaspettato. Inutile un primo appuntamento in assenza di batticuore.
Scontato, ma non sempre. Non vi è mai capitato di accettare un’uscita anche solo per passare il tempo e riconfermare la vostra autostima? Non dico sia un errore imperdonabile ma molto probabilmente non si rivelerà un vero primo appuntamento.
2. La sicurezza: a prescindere dal risultato finale dell’incontro è importante ricordarsi sempre il proprio valore, che non dipenderà dalla quantità di complimenti che riceveremo.
Spesso ci concentriamo unicamente sul tentativo di piacere senza soffermarci sulla questione più importante: ma lui piacerà a me?
Certamente se già siete cotte a puntino questa domanda sarà superflua. Anche in questo caso però tenete a mente il vostro valore.
Mentre vi state preparando fate una lista scritta delle vostre qualità e dei motivi per cui un ragazzo sarebbe fortunato ad avervi al suo fianco. Ripetetela nella vostra testa fino a quando non ne sarete realmente convinte. Solo allora sarete pronte per il primo appuntamento.
Inutile dire che una ragazza sicura di sé emana un fascino irresistibile.
3. Il mistero. Non tutto, non subito. Il primo appuntamento deve lasciare il fiato sospeso. Il ragazzo dei nostri sogni deve contare i minuti per il prossimo incontro che gli concederemo. Perciò ricordiamoci di lasciare il meglio per il futuro. Non sveliamo nel dettaglio tutti gli hobby e le passioni della nostra vita, evitiamo resoconti puntuali della nostra giornata. Ci sarà tutto il tempo del mondo per lasciarsi scoprire.